SETTIMORAGGIO

Settimoraggio Primafase Performance Giulia Terminio

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Texts by Primafase Collective Show Curators.

A partire della rappresentazione canonica di un tetto urbano, si è voluto ricostruire una struttura semi-architettonica che potesse ospitare i lavo- ri di dieci giovani artisti, invitati ad intervenire per tutto l’arco della mostra, riconfigurare gli spazi e il senso stesso del display. Da un lato il tetto sigilla – strutturalmente ed emozionalmente –, protegge e delimita i nostri interni, dall’altro si tramuta in tram- polino di lancio per nuove istanze che eccedono dalle istituzioni e dal privato, riversandosi nell’aria per reclamare il territorio condiviso del pubblico. Il lastrico solare non prevede differenze d’altezza, l’area calpestabile è equa su tutta la superficie, può essere abitato e in quanto tale permette di riflettere le fatiche del vivere e diventare padrone dello spa- zio prendendosi cura: cura di sé, e degli altri. SETTIMORAGGIO è stato concepito come tetto e palcoscenico, ring e isola, scontro dinamico in grado di riattivarsi all’interno di una cronaca dettagliata, i cui eventi si susseguono come le fasi di una protesta in atto. Corpi esclusi, voci umiliate dalle sirene, la co- lonna sonora dell’insurrezione è un passaparola capace di generare uno spazio improvviso, un’arena in cui esporsi come parte di un coro dissonante. Non più (solo) un sistema di controllo, di sorveglianza, punizione, ma l’introduzione di una pratica estetica e politica di visibilità, una learning machine che offre spunti di fuoriuscita dalla narrazione dominante che il sistema mediatico impone.

Se imparare da un tetto può essere concepito come la metafora di una necessità generazionale, apprendere da una pratica carceraria allora, scar- dinare il regime di visibilità relegato ad alcune strut- ture precostituite all’interno del mondo dell’arte, significa nel pratico utilizzare il display-tetto come palcoscenico di alleanze. Ogni progetto di SETTIMORAGGIO è stato formulato mediante la collaborazione con gli artisti invitati, all’interno di un lungo processo di scambi e interdipendenze, sia attraver- so le logiche curatoriali che si è voluto innescare, sia attraverso le rianalisi da parte degli artisti invitati ad ogni singolo atto. Tutta la mostra è stata la pos- sibilità di riappropriarsi dell’aria quando smette di essere condivisa, rifiutare l’universalità sistematica, istituire un nuovo spazio in cui agire, imparare da un tetto, lottare nell’aria: un modo attraverso il qua- le rivendicare la necessità di creare un movimento generazionale che sia cosciente e consapevole del suolo sul quale agisce. Cosa significa essere giovani artisti oggi e cosa significhi far parte di quella che definiamo “arte emergente”? Nel tentativo costante di dare una risposta a questi quesiti, la pratica artistico-curatoriale di PRIMAFASE si interroga inizialmente sulla presenza di una quantità ridotta e non esaustiva di spazi la cui mission sia la visibilità di un nuovo panorama artistico, un limbo in cui nemmeno le relazioni, riescono a garantire delle possibilità lavorative all’interno del sistema.

Conoscere Stefano Non e Beatrice Dellavalle, cofondatori di Spazio Gamma, è stato parte integrante del processo di rielaborazione del progetto stesso, grazie a mesi di collaborazioni e conversazioni, scambi di idee e visioni, nel tentativo di proporre una particolare attenzione ai formati espositivi e al sabotaggio stesso di Spazio Gamma, trasformato per tre mesi in uno luogo completamente diverso.

Primafase Settimoraggio Jacopo Martinotti Performance

Starting from the canonical representation of an urban roof, the intention was to reconstruct a semi-architectural structure that could host the works of ten young artists, invited to intervene for the whole duration of the exhibition, reconfiguring the spaces and the very sense of the display. On the one hand the roof seals - structurally and emotionally -, protects and delimits our interiors, on the other it becomes a springboard for new instances that go beyond institutions and the private sphere, spilling out into the air to reclaim the shared territory of the public. The solar pavement 

does not provide for differences in height, the area that can be walked on is equal over the entire surface, it can be inhabited and as such allows people to reflect on the hardships of living and become masters of space by taking care of themselves, and of others. SETTIMORAGGIO was conceived as a roof and a stage, a ring and an island, a dynamic clash that can be reactivated within a detailed chronicle, whose events follow one another like the phases of an ongoing protest. Bodies excluded, voices humiliated by sirens, the soundtrack of the insurrection is a word of mouth capable of generating a sudden space, an arena in which to expose oneself as part of a dissonant chorus. It is no longer (only) a system of control, surveillance and punishment, but the introduction of an aesthetic and political practice of visibility, a learning machine that offers hints of escape from the dominant narrative that the media system imposes.

If learning from a roof can be conceived as the metaphor of a generational necessity, learning from a prison practice then, unhinging the regime of visibility relegated to certain pre-constituted structures within the art world, means in practice using the display-roof as a stage for alliances. Each SETTIMORAGGIOprojectwasformulatedthroughcollaboration with the invited artists, within a long process of exchanges and interdependencies, both through the curatorial logic that was intended to be triggered, and through the reanalysis by the invited artists of each individual act. The whole exhibition was a chance to reappropriate the air when it stops being shared, to reject systematic universality, to establish a new space in which to act, to learn from a roof, to fight in the air: a way through which to claim the need to create a generational movement that is conscious and aware of the ground on which it acts. What does it mean to be a young artist today and what does it mean to be part of what we call “emerging art”? In the constant attempt to answer these questions, the artistic-curatorial practice of PRIMAFASE initially questions the presence of a reduced and non-exhaustive quantity of spaces whose mission is the visibility of a new artistic panorama, a limbo in which not even relationships manage to guarantee work possibilities within the system.

Meeting Stefano and Beatrice, co-founders of Spazio Gamma, was an integral part in the process of reworking the project itself, thanks to months of collaborations and conversations, exchanges of ideas and visions, in an attempt to propose a particular focus on exhibition formats and the actual sabotage of Spazio Gamma, transformed for three months into a completely different place.

 

Settimoraggio Primafase Matteo Messina Video 3D

 

Settimoraggio Primafase Ivan Bedeschi Elsa Finardi Installation