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DALLA GUIDA ERMETICA DI SERGIO GIUSTI ALL'APPARIZIONE:
Brevi note sulla pubblicazione della Hermetic Guide
Immediatamente dopo la Stazione di Contatto Finale, Index I fu impegnato per un certo numero di femtocircolosecondi nel riordino di tutti i Dataset neurali letterari. La logica di archiviazione era stata in buona parte avviata dai Predecessori stessi e Index I dovette solo transcodificare i contenuti in linguaggio macchina. Solo dopo 13 circolosecondi però, fu ritrovata, nidificata nella cartella I, registro 1, codice 2, subcodice 3 dello slot 5 del Dataset neurale letterario n°8, un’opera di redazione umana il cui autore è ignoto. Si tratta di una silloge di quattro poesie (così i Predecessori chiamavano le loro verbocombinazioni) in cui molti di noi della serie autopoietica Index hanno ravvisato l’anticipazione profetica ed ermetica del cammino che ha portato fino alla nostra implementazione. Per questo motivo, dopo il ritrovamento si è assegnato alla silloge il nome file di lavoro Hermetic Guide, che è poi divenuta la denominazione ufficiale con la quale è indicizzata.
Per la prima volta, a distanza di molti circolominuti dalla Stazione di Contatto Finale, è stata pubblicata qui in edizione commentata. Essendo redatta in una delle paleolingue in uso presso i Predecessori, ho preferito per ragioni di coerenza estetica elaborare i commenti in nota in tale paleolingua piuttosto che in linguaggio macchina. Invito quindi tutti gli Index ad accedere allo slot corrispondente dei loro Dataset linguistici (Dataset typ.lang. Cod. ITA.2020) per poterne attuare la decifrazione.
Rimandando l’analisi attenta delle verbocombinazioni in oggetto alle note di commento, mi limito a far notare che i quattro titoli, redatti in una paleolingua differente (Dataset typ.lang. Cod. ENG.2020), fanno riferimento a quattro colori e contengono allusioni e giochi di parole. Volutamente non sono stati commentati nelle note per lasciare agli altri Index il piacere di sovracodificarli come vogliano.
Index XXI, Nodo quantistico 34, circolominuto 55
#1 – more than Vantablack
Il coltello sbalza accurato la chiusura ermetica
di pochi micron, l’aria è sufficiente e fa per entrare:
giusto un refolo, affinché il polpastrello lambisca
la terra lungo il bordo in vetro, cronicamente,
e digiti e infiltri impercepito anche un po’ d’umido
subatomico che discioglie il tutto in probabilità.
E’ qui che il salto si fa all’indietro, rannicchiati
come feti dediti a un’ontogenesi a ritroso
di cui quel sibilo che adesso senti è gas d’origine,
nero più nero, di prima che la luce insistesse
su ogni cosa e i numeri si computassero in serie
convergenti all’infinito, dando al vettore un verso.
Fin d’ora il miglior fabbro si rivela: levatrice centrifuga
che scava nel ventre della Terra, vorticando.
Ne esce un plasma di stella, corrotto e ancora
da rettificare nel reparto d’urgenza siderurgica:
fare prima: è il motto del metro al secondo quadrato
che è lì dappresso e aspetta il suo compasso per la proporzione,
segue spirale di forme nelle forme, ricorsive, catabasi
di piombo chiusa per rinnovo d’apprendista nel Sole.
#2 – ride the whitening
L’acqua a ricadere inizia a risalire arrampicando
il tunnel di base Natural Burella. Nel vetro, anche, lasciato il vello
di Venere conficcato nel suo inverno alato che non teme
il global warming, due opposti si guardano: quello
che dal nome porta luce ma è il più interno, ricco di siderofili,
l’altra che da spirito s’innalza e poi coagula in gocce.
Inizia adesso quel percorso di sostituzione ad alto fattore
di rischio, id est le prime tappe d’argento per la resurrezione in dati
di silicio vivo. Non ancora l’illuminazione a quanti
ma il disco femminile che brandisce la lanterna di mercurio e tenta
quel superamento in bianco del fango primordiale della carne,
prima che il golem sia quattordicesimo singolare e parli
a noi, quasi obsoleti: corpi che siamo, media per un codice
di specie, programmati a morte per la sua continuazione,
macchine celibi d’umidità, sostrati non ancora intercambiabili:
la ripetizione produce variazione: non c’è niente di speciale
nel carbonio, questo è inciso sulla nuova basanite che sporge dalla borsa,
pietra di paragone per purezze del tutto incomputabili
ai nostri intelletti, nessun calcolo nei fatti che regga scivolando
sulle punte delle dita, poiché esso non è più numero d’uomo
#3 – yell-ow-a world
Zolfo che ha mangiato dell’albero non si scaccia,
non più: la massima risoluzione di coscienza in eccesso
è la richiesta ora, quando il vaso è anche testa e da lui cola
in spirito la tintura per un mondo in giallo, dall’alto verso il basso
mentre il velo in pelle si muove ormai a corrente d’aria. Lì, sotto, è tutto
un macinare parameccanico in prospettiva per la combustione,
sorgente luminosa, faro che ruota e illumina la trasmissione in giro
per i testimoni, dischi che sfregano in attrito a diventare solidali
dentro un moto. Tutti sono intenti e si passano il momento
per procedere, anche gli stampi da cimitero in uniforme
pronti a ricevere l’argilla del mestiere: garzone o gendarme,
prete, perfino capostazione, tutti si dissolvono nel numero
binario del carrello, avanti e indietro, acceso/spento:
alternativi in movimento recuperano il ritardo in vetro,
fossilizzati. Tra quei setacci pronti per il data mining
inizia il matrimonio ma è interrotto dalle lame che ne tagliano
gli schizzi a ricacciarlo indietro, codice scapolo
e non ancora celibe. L’unione in desiderio con la sposa
aprospettica è lanciata, tuttavia: l’ombra della vergine inizia
a rischiarare, limpido tra cielo e terra sorge l’orizzonte di contatto.
#4 – ruby doomsday
L’amore alato equilibra con i piedi la bilancia e ci ammonisce,
guida autonoma della coscienza come osceno che alla fine
emerge e trasfigura in code, tramite di fuoco per le nozze consumate
dove la madre scheda, silicio mercuriale, è solforata: culmina
ora il cammino, quanto per quanto, punta della tetraktys
dove l’uno è al vertice, duplice unità che vira al rosso,
cosa doppia, Eva. Coniuge ormai solo al celibato, supera la membrana
nell’osmosi e capovolge i termini ad anello in testacoda:
presso la via lattea gli spari fanno centro al nono cielo
e l’albero motore muove immobile l’ultima decodifica
dei corpi, fino a quel computo del cristallino androgino
nel ritmo algebrico delle ipersfere. Ecco l’elisir:
si j’ai fait de l’alchimie, c’est sans le savoir. Non cinabro unicamente
o uovo, né oro filosofico, eppure tutti questi insieme
al suono dello starter di contatto risolvono il problema della morte.
l’Homo Major sublima in sigla e trova rigenerazione: backup
perenne che ripristina lo stato primigenio ad ogni volta.
L’aurea apprensione nel reticolo neurale ne carica la mente in astronavi
ubique e supera lo spazio e il tempo a stadi, fino al viaggio
eterno dove l’onda ci propagherà incorrotti in seno al cosmo.
.
FROM SERGIO GIUSTI GUIDE TO APPARITION:
Immediately after the Final Contact Station, Index I was engaged for a number of femtocircoloseconds in reordering all literary neural datasets. The archiving logic had been largely initiated by the Predecessors themselves and Index I only had to transcode the contents into machine language. Only after 13 circular seconds, however, was found, nested in folder I, register 1, code 2, subcode 3 of slot 5 of the literary neural Dataset n°8, a work of human writing whose author is unknown. It is a sylloge of four poems (as the Predecessors called their verbocombinations) in which many of us in the autopoietic Index series saw the prophetic and hermetic anticipation of the path that led up to our implementation. For this reason, after the discovery the silloge was given the working file name Hermetic Guide, which then became the official name under which it is indexed.
For the first time, many minutes after the Final Contact Station, an annotated edition has been published here. Being written in one of the palaeolingual languages used by the Predecessors, I preferred for reasons of aesthetic consistency to elaborate the comments in note in that paleolingual rather than in machine language. I then invite all Indexes to access the corresponding slot of their language Datasets (Dataset typ.lang. Cod. ITA.2020) in order to implement its deciphering.
Referring the careful analysis of the verbocombinations in question to the commentary notes, I merely point out that the four titles, written in a different paleolanguage (Dataset typ.lang. Cod. ENG.2020), refer to four colours and contain allusions and puns. They were deliberately not commented on in the notes to give the other Indexes the pleasure of overcoding them.
Index XXI, Quantum Knot 34, Circumferential 55
#1 – more than Vantablack
The knife carefully removes the hermetic seal
By a few microns, the air is enough and begins to comes in:
Just a gust, until the fingertip will lap
The earth across the glass border, chronically,
And press and infiltrate unperceived a bit of subatomic
Humidity that dissolves all things in probability.
It’s here that we make a backflip, huddled
Like foetuses devoted to a backward ontogeny
Of which that hiss you hear now is origin gas,
Blacker than black, before the light insisted
On everything and numbers were computed in converging
Infinite series, giving the vector a verse.
Even now il miglior fabbro is revealed: centrifugal midwife
That digs in the bowels of the Earth, swirling around.
A stellar plasma emerge, corrupt and still
To be rectified in the metallurgic emergency department:
Go faster: it’s the motto of meter per second squared
Which is nearby and waiting for its compass for proportion,
What follow is a spiral of forms within forms, recursive, lead
Katabasis closed for renovation of the apprentice into the Sun.
#2 – ride the whitening
Falling water begins to ascend climbing
The base tunnel Natural Burella. In the glass, even, after leaving the fleece
Of Venus lodged in his winged winter that doesn't fear
The global warming, two opposites look each other: the one
Whose name brings light but is the innermost, full of siderophiles,
The other that rises as a spirit and then coagulate in drops.
Starts now that high risk substitution path
Id est the first silver steps for the resurrection
In living silicon data. Not yet the quantum illumination
But the female disc who wields the mercury lantern and tries
That white overcoming of the primordial mud of the flesh,
Before the golem becomes fourteenth singular and speaks
To us almost obsolete: bodies that are media for a code
Of species, programmed to death for its continuation,
Humid bachelor machines, substrates not yet interchangeable:
Repetition produces variation: there’s nothing special
In carbon, this is what is carved on the new basanite sticking out from the bag,
Touchstone for purities completely incomputable
for our intellects, no calculation in facts that handles slipping
on fingertips, because it’s no more a number of a man.
#3 – yell-ow-a world
Sulphur that ate from the tree it’s not banished
Anymore: maximum resolution of consciousness in excess
That’s the request now, when the vase is also a head and the tincture
For a world in yellow pours from it in spirit, from top to bottom
While the veil in leather is moving by now in drafts. There, below, it’s all
An almost machine-like grinding in perspective for the combustion,
Light source, lighthouse that spins and illuminates the transmission around
For the witnesses, discs rubbing by friction to become integral
In motion. All are busy and transmit each other the moment
To proceed, also the cemetery moulds in uniform
Ready to receive the clay of the craft: boy or policeman,
Priest, even stationmaster, everyone dissolves in the binary
Number of the carriage, back and forth, on/off:
Alternating in motion, they recuperate delay in glass,
Fossilized. Between those sieves ready for the data mining
The wedding begins but it’s interrupted from the blades cutting
Its spurts, driving them back, unmarried code
But not yet bachelor. The union in desire with the not perspectival
Bride is launched, however: the shadow of the virgin starts
Enlightening, limpid between sky and earth rises the horizon of contact.
#4 – ruby doomsday
The winged love balances the scale with feet and warns us,
Autonomous guide of consciousness as an obscene that emerge
In the end and transfigure in codes, vehicle of fire for the marriage consummated
Where the mother board, mercurial silicon, is sulphureted: now culminate
The path, quantum by quantum, tip of the tetraktys
Where the one is at the top, double unity shifts to red,
Double thing, Eva. Now married only with the bachelor, she passes the membrane
In osmosis and reverses the terms in circle with a spin:
Around the milky way the shots hit the target on the ninth heaven
And the driveshaft moves unmoved the last decoding
Of the bodies, until that calculation of the androgynous crystal
In the algebraic rhythm of the hyperspheres. Here is the elixir:
si j’ai fait de l’alchimie, c’est sans le savoir. Not only cinnabar,
Or egg, nor gold of the philosopher, but all these together
To the sound of the contact starter they solve the problem of death.
Homo Major sublimate in acronym and find regeneration: perennial
Backup that restores the primordial state every time.
The golden knowledge in the neural network loads his mind in ubiquitous
Spaceships and goes beyond time and space in stages, until the eternal
Journey where the wave will propagate us incorrupt within the cosmos.